Nella foto Giorgia Meloni con il Presidente Regionale A.C.L. Carlo Bravo

Quest’oggi in occasione dell’intervista di Giorgia Meloni presso l’auditorium della Camera di Commercio organizzata da Fratelli d’Italia Brescia era presente anche il nostro Presidente Regionale Carlo Bravo, al suo fianco l’immancabile presenza del nostro Vice Presidente Regionale Dott. Eugenio Casella.

Ricordiamo che Carlo Bravo è responsabile Regionale Lombardo FDI del Dipartimento Venatorio, mentre il Dott. Eugenio Casella è responsabile del Dipartimento Venatorio FDI provinciale di Brescia.

Sul finale dell’incontro vi è stata l’occasione per scambiare due parole con la Presidente di FRATELLI D’ITALIA così da poter rinnovare i sentimenti di reciproca stima tra il partito da lei guidato e la nostra grande realtà associativa.

Staff Ufficio Stampa A.C.L.

Come già espresso da singole componenti del mondo venatorio, anche congiuntamente non possiamo che ribadire la ferma contrarietà al procedimento di approvazione in atto, che vede la proposta di piano faunistico venatorio essere accompagnata da uno Studio Di Incidenza intriso di ideologia anti venatoria.

L’impostazione data alla trattazione di parti essenziali della proposta di Piano è indirizzata palesemente all’obiettivo, tramite step temporali compresi tra 2 e 8 anni dall’approvazione del piano (e con effetti immediati su diverse zone), di rendere di fatto non praticabile la caccia alla selvaggina migratoria, soprattutto da appostamento fisso. E con ricadute pesanti anche sulla caccia alla selvaggina stanziale, anche con riferimento alla caccia di selezione agli ungulati soprattutto in Zona Alpi, ove trovassero attuazione le misure da trasporsi in sede di attuazione nei Piani Faunistici Territoriali.

Inoltre l’avanzamento in parallelo della procedura di Vinca da parte della DG Ambiente da una parte e della procedura di raccolta ed esame delle osservazioni dei portatori di interesse (come le scriventi associazioni) da parte della DG Agricoltura, rischia di rendere vane le osservazioni che saranno presentate. E l’accorciamento dei termini per la presentazione delle osservazioni (da 60 a 45 giorni) rende ancor più gravoso il compito non solo di rilevare le criticità ma soprattutto di opporle tecnicamente, vista la mole dei documenti di cui si discute.

Fermo restando dunque il lavoro che ciascuna associazione sta compiendo sia nella predisposizione delle osservazioni sia nella pressione sul mondo politico (e si ringraziano i molti Consiglieri Regionali che si sono già fattivamente interessati), le Associazioni Venatorie Lombarde unite insistono affinchè sia dato il giusto peso al valore sociale, storico e tradizionale dell’attività venatoria, che vede ancora un gran numero di appassionati sul territorio lombardo: il Piano Faunistico Venatorio Regionale deve essere uno strumento di pianificazione che deve tenere in considerazione sia la conservazione e il miglioramento della fauna selvatica sia il valore sociale, gestionale ed economico dell’attività venatoria.

Non è accettabile che la pianificazione lombarda, per la parte rimessa peraltro a Enti direttamente collegati alla Regione che si sono occupati dello Studio di Incidenza, sia invece indirizzata sulla progressiva chiusura della caccia rendendola di fatto non praticabile. E ciò nonostante da più parti, finanche dalla proposta di piano, emerga che i problemi della fauna sono in grandissima parte legati alla perdita di habitat, e non all’attività venatoria.

Ancor più inaccettabile se i problemi promanano da una parte politica che storicamente in Lombardia si propone come comprensiva del valore e dell’importanza economica, sociale e ambientale della caccia.

E che la caccia sia immolata sull’altare di un ambientalismo (o meglio animalismo) di facciata non ci sta bene e andremo fino in fondo.

I PRESIDENTI REGIONALI

Importanti aggiornamenti in merito agli anellini per i richiami vivi

In allegato inseriamo il comunicato ufficiale rilasciato da A.M.O.V. (Associazione Manifestazioni Ornitologiche Venatorie), il quale riporta l’impossibilità per A.M.O.V. di produrre e consegnare gli anellini in plastica a seguito di diffida da parte della DG Agricoltura all’utilizzo di questo specifico tipo di anello considerato dalla stessa struttura come non idoneo.